Tom Dumoulin, parla il suo primo allenatore: “Un piacere lavorare con lui, è stato danneggiato dal non essere un bastardo egoista”

Il 2022 è stato l’ultimo anno della carriera agonistica di Tom Dumoulin. Un percorso, quello del neerlandese, inizialmente entusiasmante e poi parecchio tormentato. Il vincitore del Giro d’Italia 2017 ha deciso di mettere la parola fine quando non aveva ancora compiuto 32 anni, ma con alle spalle già 11 stagioni di professionismo. La bacheca dei successi è notevole (oltre al Giro citato sopra, ci sono il Mondiale a cronometro 2017, un secondo posto al Tour de France 2018, nove tappe vinte nei tre Grandi Giri e due medaglie d’argento olimpiche, fra Rio 2016 e Tokyo 2020. L’impressione che resta, però, è che Dumoulin potesse raccogliere ben di più prima di smettere.

A descrivere Dumoulin è una persona che lo ha conosciuto bene negli anni, il suo ex allenatore Adriaan Helmantel. “Era un atleta particolare. Poteva lamentarsi e tenere il broncio per tutta la settimana – le parole di Helmantel raccolte dalla rivista neerlandese Ride Magazine – Poi però, se aveva una gara nel fine settimana, andava fortissimo. In lui si vedeva subito che c’era tantissimo talento, anche se, all’epoca non avrei mai immaginato che potesse vincere una grande corsa a tappe o un titolo Mondiale”.

“Ricordo, però, che durante un periodo di allenamento in Spagna, al Coll de Rates, spesso mi chiedevo se i risultati dei test che sosteneva Tom fossero reali o se il misuratore di potenza non fosse rotta. Gli sforzi fra i 5 e i 25 minuti di durata: Dumoulin era eccezionale in quello”.

Helmantel, che ora lavora per la federazione neerlandese, descrive anche la personalità di Dumoulin: “In alcuni momenti aveva davvero il fuoco della passione e della determinazione. Lo si è visto, per esempio, a Cumbre del Sol (Vuelta a España 2015) o ad Oropa, nel Giro d’Italia 2017. Lui è sempre stata una persona splendida con cui lavorare. Metteva l’asticella altissima e chiedeva agli altri di fare lo stesso. E ha sempre avuto un gran senso di responsabilità, soprattutto nei confronti dei suoi compagni di squadra. È una cosa che ho sempre apprezzato di lui, ma che penso lo abbia anche danneggiato. Non è stato abbastanza egoista bastardo per poter vincere di più”,

L’allenatore neerlandese chiude parlando delle prospettive dei Paesi Bassi nelle corse a tappe: “Non credo si possa costruire un nuovo Dumoulin – le parole di Helmantel – Lui era una persona unica. In un campione, gli ingredienti ci devono essere in partenza, poi tu puoi facilitare lo sviluppo del talento. Ma allenare corridori come Tom o Mathieu van der Poel è un regalo. Il talento non si può creare. Solo quando ci sarà uno così per le grandi corse a tappe, allora i Paesi Bassi potranno avere un vincitore del Tour de France”.

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